Hikikomori: guardare il mondo attraverso uno schermo

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Hikikomori italiani in aumento: sono giovani di età compresa tra i 14 e i 25 anni, ragazzi fantasma che decidono di abbandonare scuola, lavoro e amicizie, trascorrendo le loro giornate chiusi nelle loro stanze tra una tastiera e un display

Si chiama sindrome “hikikomori”, termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte”, e indica uno stato di ritiro sociale fatto di isolamento dal mondo circostante.

Diffusosi in Giappone dalla metà degli anni Ottanta, in Italia è un fenomeno che sta coinvolgendo in maniera drammaticamente crescente adolescenti e, in qualche caso, giovani adulti che finiscono per rinchiudersi in casa trascorrendo le giornate davanti al computer.

«Spesso si tende a confondere la condizione hikikomori con tutta una serie di psicopatologie, in particolare con la dipendenza da internet» racconta Marco Crepaldi, presidente e fondatore dell’associazione Hikikomori Italia, nata con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni accendendo una riflessione critica sul fenomeno.

La fuga in rete, però, è solo una conseguenza dello stile di vita dei ragazzi hikikomori, una sorta di punto di arrivo.

Il web diventa una sorta di diversivo, un passatempo, oltre che l’unico mezzo attraverso il quale comunicare con la società e il mondo esterno.

Grazie alla pagina Facebook e al sito dell’associazione Hikikomori Italia, gli hikikomori italiani hanno la possibilità di conoscersi e parlare sfruttando la chat e il forum dedicato.

Nel 2017 è nata anche l’associazione Hikikomori Italia Genitori, uno spazio virtuale in cui genitori e parenti di ragazzi con problemi di isolamento sociale possono confrontarsi e sostenersi a vicenda.

DIGITALIFE E’ UN PROGETTO ANCHE TUO

È una grande ambizione raccontare il cambiamento con un film. Lo è ancor di più pensare di farlo in modo collettivo, corale, partecipato. DigitaLife sarà infatti un collage di storie che ci racconterete e che ci potrete fare avere con brevi video. Il nostro lavoro è organizzare tutto questo, raccontarlo e poi costruire l’opera grazie alla regia di Francesco Raganato.

Il digitale ha cambiato le nostre vite in profondità. Coglietene attimi, momenti, esperienze. Pensate a ciò che vi piace, vi preoccupa, vi entusiasma, vi spaventa. Anche le piccole cose quotidiane e non per forza i grandi progetti. Ognuno di noi vive, vede, ascolta storie che hanno a che fare con il digitale.

Raccontatelo. È un’azione importante per tutti noi e ci aiuterà a conoscere di più e a riflettere su cosa è successo, succede e succederà.

2017-12-21T15:09:40+00:00